Andy Warhol non c’entra: i costruttori automobilistici da sempre si sono sbizzarriti nel proporre vetture variopinte; ogni modello ha il suo colore simbolo e talora si assiste anche ad un abbinamento.
Per tanti anni disprezzata dal grande pubblico, sta tornando di gran moda l’automobile bianca; oltretutto, si risparmia perché nei listini di quasi tutte le marche il bianco è pastello e, quindi, non si paga la metallizzazione. Non basta: si risparmia anche carburante dal momento che il bianco attira di meno i raggi solari e si evita il surriscaldamento pazzesco da 60° tanto per intenderci. Ma quel ch’è sbalorditivo è l’incidenza diretta che ha il colore sulla sinistrosità della vettura.
E’ stato divulgato uno studio protrattosi per circa vent’anni condotto da un’università d’Australia: dati alla mano, analizzando qualche cosa come 850.000 sinistri stradali con collisione si è stabilito con assoluta certezza che le vetture bianche sono molto meno colpite dalla jella.
Il dato eclatante si ottiene all’alba ed al tramonto quando si allarga a dismisura la forbice tra auto bianche ed auto nere che passa dal 12% al 47% in più di sinistrosità a carico delle macchine scure. Rispetto alla pavimentazione bituminosa l’autovettura che non sia grigia, argento o nera spicca maggiormente; sono, pertanto, consigliabili automobili bianche o di colore chiaro sgargiante, oro o gialle, che “staccano” ed attirano l’attenzione degli altri utenti della strada molto di più delle solite, noiose vetture grigio argento. Migliora, dunque, la percepibilità e la rilevabilità a distanza. Sin qui tutto okay, un bravo ai ricercatori australiani per la lunga indagine. Ma, come diceva qualche anno fa la pubblicità del settimanale “L’Espresso”: vero su bianco! Esperienza personale di vita vissuta: il 22 aprile 2009 con mia moglie immatricoliamo la prima vettura bianca della nostra vita, una piccolina vezzosetta che di nome fa Toyota IQ. Il 7 maggio 2009 una tipa in retromarcia sui generis a tutto gas, alla guida di uno scassone reduce dalle riprese della Corazzata Potemkin, la impatta mentre la Toyotina se ne stava placida e liliale nel parcheggio di un fioraio. Io non ero presente, mia moglie era all’interno del negozio, ode un urlo di uno dei titolari che tenta invano di evitare la collisione; “di chi è quella macchina bianca?” la fatidica, ferale notizia diffusa dal fioraio.
La responsabile dell’urto ha fatto per andarsene senza neppure lasciare il nome perché doveva recarsi a prendere un figlio ma, attenzione!, che loro erano persone perbene e tutti le conoscevano ed il marito faceva pure l’assicuratore, che vuoi di più dalla vita: sono del ramo, gente pure importante. Per carità di patria mia moglie non le ha riferito che mi vede da sempre a rimirar foto di rottami dalle quali arguire la dinamica del sinistro con lo stesso involontario sadismo con cui Carlo Lucarelli imposta un noir (a proposito: uno che ama vestirsi di NERO per tante ragioni, ma la prevalente è “perché el negher smegra”, sfina la figura, insomma). Fortunatamente la piccola vittima nel suo abitino BIANCO si è ripresa dallo spavento e dalla bua; ma se acchiappa ‘sti ricercatori australiani che dissertano piacevolmente sull’esigua sinistrosità che colpirebbe le macchine di colore bianco sono cavoli loro!