In seguito alla morte di un conoscente che stava eseguendo lavori di ristrutturazione nella propria abitazione, un uomo è stato condannato per omicidio colposo.
Quella di fare svolgere lavori in economia da un conoscente è un’abitudine assai diffusa in Italia, riguardo alla quale i committenti non calcolano quasi mai il rischio che corrono: quando si affida un lavoro a un autonomo di non comprovata professionalità, infatti, si violano le norme sulla sicurezza (oltre a quelle sulla concorrenza, ndr), perché nella quasi totalità dei casi i lavoratori in questione operano senza presidi anticaduta e sistemi di sicurezza. In caso di incidente mortale, quindi, il privato che ha affidato i lavori è responsabile: è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 42465, che esaminando la vicenda di un imputato a cui era capitato di vedere morire un conoscente che stava eseguendo lavori di ristrutturazione alla sua proprietà, ha ritenuto errata la tesi in base alla quale in caso di prestazione d’opera il lavoratore autonomo è l’unico responsabile della sua stessa sicurezza, condannando per omicidio colposo il padrone di casa.