28 maggio: Mitra «Necessario un occhio al bilancio l’altro alla salute del cittadino. No a tagli verticali»
«La spending review, lanciata dal Governo, rappresenta una sfida, ma, al tempo stesso, anche una grande opportunità per affrontare coraggiosamente le aree di spreco. Realizzarla nella sanità è un’azione etica, oltre che politico – economica, perché tocca un bene fondamentale quale quello della salute». È il commento di di Carlo Mitra, vicepresidente vicario di Confcooperative alla spending review annunciata dal Governo e finalizzata a ridurre i flussi di spesa di 4,2 miliardi per il 2012».
«Occorre intervenire sulle sacche di sprechi – dice Mitra – per dare vita a uno scenario di profondo cambiamento. Riteniamo che sia possibile alzare la qualità di servizi, riducendo i costi senza perdere il presidio territoriale, quale prima risposta emergenziale per la salute del cittadino. Un’azione realizzabile con metodo, razionalità e avendo chiaro il risultato finale: un occhio al bilancio, l’altro alla salute delle persone. Obiettivo da centrare senza tagli verticali».
«Tra le molteplici aree di intervento indichiamo quelle per noi prioritarie: 1) i ritardati pagamenti che generano interessi di mora. A tal fine occorrerebbe intervenire per evitare la non certificabilità dei crediti nelle 8 Regioni sottoposte a piani di rientro dai deficit sanitari; 2) la riconversione dei piccoli ospedali in chiusura in strutture polispecialistiche affidate a cooperative di medici, in modo da non far mancare il presidio sanitario sul territorio e continuare a rispondere alle esigenze delle persone e delle famiglie; 3) misure volte a risolvere il problema della scarsità dei servizi territoriali e domiciliari, basti pensare che rispetto al 17% di over 65 assistiti in Gran Bretagna siamo fermi al, 2,9% di Milano o allo 0,7% di Roma; 4) la cattiva distribuzione e gestione del personale sanitario pari a 652mila dipendenti; 5) l’incremento esponenziale di diagnostica per immagini e relativa lievitazione di spesa. In Italia eseguiamo un numero di TAC 5 volte superiori alla Gran Bretagna e un numero di RMN 2 volte superiore al Regno Unito; 6) l’inadeguatezza della mobilità dei ricoveri, dal momento che il 22,7% di essi sono inappropriati».
«Le nostre cooperative sanitarie sono complementari all’azione svolta quotidianamente dalla sanità pubblica e sono pronte a rispondere alla sfida per la sussidiarietà. Propongono un modello di gestione di servizi integrativi al sistema pubblico tale da garantire ai cittadini l’accesso a servizi di qualità e a costi sostenibili fuori dall’ospedale e fino al domicilio. È una strada che il Paese deve imboccare con coraggio e con razionalità. È una scelta obbligata dal momento che l’Ecofin ha indicato il 2050 come data entro la quale la copertura assistenziale pubblica dovrà progressivamente scendere dall’attuale 75% al 50%, lasciando al finanziamento privato il 50%».