La privacy è sacra ovunque, ma non in macchina: si potrebbe dedurre quest’amara conclusione dalla sentenza n. 28251 della Corte di Cassazione, che ha respinto la richiesta della Procura di condannare un uomo che aveva nascosto nella macchina dell’ex fidanzata un telefono cellulare con risposta automatica, attraverso il quale riusciva ad ascoltare tutte le conversazioni della ragazza.
Come hanno spiegato i giudici della Suprema Corte, il gesto dell’uomo non può essere punito per due ragioni: la macchina non è una dimora privata, e lo stratagemma del telefono nascosto in macchina non rientra tra i casi previsti dal reato di intercettazione di apparecchi di trasmissione a distanza.