A consuntivo degli illeciti consumati in favore dei “falsi invalidi”, non si constata solo la sistematica violazione di norme di legge a tutela di chi è risultato penalizzato dalla vita: viene in evidenza la sottrazione, o il ritardo, della fruizione del vantaggio riconosciuto dalla legge (assunzione presso gli uffici pubblici e possibilità di una vita professionale) da parte dei veri invalidi.
Nella vicenda giudicata dalla Corte dei Conti, inoltre, i pubblici dipendenti coinvolti hanno operato in diretta lesione dei principi costituzionali (nella fattiscpecie di immediata applicazione) recati dalla Carta Costituzionale della Repubblica agli artt. 2 (solidarietà), 3 (uguaglianza), 4 (diritto al lavoro) e 97 (buon andamento della pubblica Amministrazione).
Da ciò l’esigenza di riparazione del pregiudizio “diffuso” alla finanza pubblica.
L’accertato danno erariale trova due indici in relazione ai quali operare una quantificazione:
1. oneri finanziari ricadenti sulla collettività per l’assistenza degli invalidi civili – derivanti dalla mancata assunzione di questi ultimi, posto che l’illecita occupazione di un posto di invalido determina, in sostanza, l’effetto del mantenimento a carico dell’assistenza pubblica di un invalido “vero”, sicché, dal punto di vista meramente finanziario, un pregiudizio va già rinvenuto nell’erogazione del trattamento assistenziale spettante all’invalido non chiamato all’impiego (che continua ad essere corrisposto in luogo del trattamento di attività, stante il complesso di assunzioni impiegatizie in frode alla legge);
2. riflessi della voluta distorsione dell’apparato amministrativo per finalità ripugnanti alla pubblica coscienza, sul piano diffuso dell’economia nazionale. [Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net]