L’imputata, medico di pronto soccorso, in presenza di sintomatologia sospetta e di esame elettrocardiografico che evidenziava anomalie ventricolari indicative di possibile sofferenza ischemica, invece di disporre il ricovero e gli approfondimenti del caso, dimetteva il paziente che alcuni giorni dopo decedeva per infarto.
Il fatto ha condotto in primo e secondo grado all’affermazione della responsabilità per il reato di omicidio colposo e alla condanna al risarcimento del danno nei confronti delle parti civili.
La Corte di Cassazione si è pronunciata in via definitiva.
L’imputata avrebbe dovuto disporre ulteriori accertamenti senza dimettere il paziente. Infatti, come anche evidenziato in sede di perizia, si era in presenza di un tracciato atipico, che poteva ritenersi possibile prodromo di diverse patologie cardiache, considerato che vi era concomitante sintomatologia algica. In tale situazione sarebbe stato richiesto il monitoraggio seriale del tracciato, il monitoraggio dei marcatori di necrosi miocardica con possibilità di avvalersi di consulenza cardiologica.