Osserva la Corte che il D.M. 30 gennaio 1998 aveva individuato le discipline equipollenti al fine dell'accesso al ruolo dirigenziale del personale sanitario del Servizio sanitario nazionale. Al punto 2) della tabella allegata al menzionato decreto, tabella relativa all'area della chirurgia e delle specialità chirurgiche, la chirurgia oncologica...
Non corretta asepsi dell’ambiente chirurgico e dello strumentario: risarcisce la clinica ed il primo operatore.
Né la Casa di cura nè il primo operatore durante il parto e dunque responsabile quale capo equipe della gestione della sala operatoria e dell'intervento, hanno dimostrato la corretta asepsi dell'ambiente chirurgico e dello strumentario. In particolare la struttura non ha depositato per l'arco temporale interessato i registri giornalieri di...
medici di continuità assistenziale operanti in sedi disagiate e relativo riconoscimento della indennità
L'art. 59 ACN (che demanda agli accordi regionali la determinazione e le modalità di corresponsione del compenso accessorio annuo) limita espressamente l'indennità per sedi disagiate ai medici dell'assistenza primaria; l'art. 22, co. 1 dell'AIR non può che riferirsi solo a tali medici. Né i medici della continuità assistenziale possono essere...
E’ onere del paziente formulare correttamente la domanda per i danni da mancata informazione
Sussiste un danno risarcibile connesso alle conseguenze inaspettate dell'intervento chirurgico, tali proprio perchè la condotta dei sanitari non è stata preceduta da una informazione adeguata nei termini evidenziati in premessa. Il paziente, infatti, vanta la legittima pretesa di conoscere con la necessaria e ragionevole precisione le conseguenze...
Conseguenze per l’operatore della centrale del 118 che non rispetta i protocolli interni
Il rifiuto di atti professionali dovuti per ragioni sanitarie, di cui all'articolo 328, comma 1, del codice penale, deve essere verificato avendo riguardo alla sua natura di delitto doloso, senza valutazioni sulla colpa professionale sanitaria, che esula dalla struttura psicologica del reato. Per individuare il carattere indebito del rifiuto, è...
La dichiarata nullità della clausola ‘claims made’ rende irrilevante che la richiesta di risarcimento sia pervenuta in data successiva alla cessazione di efficacia del contratto
La L. 24/2017, nel prevedere a carico delle strutture sanitarie l'obbligo di stipulare contratti assicurativi del tipo 'claims made', dispone che tali contratti abbiano una particolare estensione della copertura sia in termini di retroattività (includendovi gli eventi accaduti nei dieci anni antecedenti la conclusione del contratto) che di...
In situazioni di urgenza, il medico provvede prescindendo dall’espressione del consenso informato da parte del paziente
In tema di cure mediche eseguite in situazioni di emergenza, l'art. 1, comma 7, della l. 22 dicembre 2017, n. 219 dispone che nelle situazioni di emergenza o di urgenza il medico ed i componenti dell'equipe sanitaria assicurano le cure necessarie nel rispetto della volontà ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla....
Di fronte a sintomi aspecifici il medico non può sospendere il giudizio ed attendere il corso degli eventi.
Di fronte a sintomi aspecifici, potenzialmente ascrivibili a malattie diverse, o comunque di difficile interpretazione, il medico non può acquietarsi in una scettica epochè, sospendendo il giudizio ed attendendo il corso degli eventi. Deve, al contrario, o formulare una serie di alternative ipotesi diagnostiche, verificandone poi una per una la...
Se il paziente, attivatosi nei confronti del medico, non prova in giudizio il nesso di causa, rischia il rigetto del ricorso.
È noto che l'onere della prova incombente sull'attore e piu agevole nell'ambito della responsabilita contrattuale, dovendo l'attore limitarsi ad allegare l'inadempimento della controparte, mentre spetta a quest'ultima dimostrare l'avvenuto adempimento, in conformita con il canone di diligenza ex art. 1176 c.c., ovvero che l'inadempimento e stato...
Conseguenze risarcitorie della ritardata diagnosi di patologia tumorale che ha ridotto le chances di guarigione.
Ritiene il Tribunale che nel caso in esame debba trovare adeguato ed autonomo ristoro il danno morale, identificabile nella sofferenza psicologica derivante dalla consapevolezza non tanto di essere affetta da una patologia grave, ma del maggior rischio di recidiva correlato alla ritardata diagnosi (con un tempo di attesa dipanatosi, secondo le...